Letteratura

Atanasio, Vita di Antonio (355), IV secolo

8. Temprandosi in tal modo, Antonio andò fra i sepolcri che stavano lontano dalla città e comandò a uno che conosceva di portagli del pane per molti giorni. Entrato in una delle tombe, vi rimase. L’altro, dietro suo ordine, chiuse sopra di lui il sepolcro e se ne andò. Il nemico non potendo sopportare questo, e temendo che con le pratiche ascetiche Antonio trasformasse a poco a poco quel deserto in una città, si avvicinò una notte con una moltitudine di demoni; e tanto percosse che Antonio, vinto dai tormenti, giacque a terra senza voce. Narrò poi che il dolore dei colpi ricevuti era stato così insopportabile, che colpi umani non avrebbero mai potuto dargli un simile tormento. […]

40. Una volta si mostrò un demone molto alto, e osò dirmi: "Io sono la potenza di Dio. Che cosa vuoi che ti doni?". Io allora soffiai contro di lui pronunciando il nome di Cristo, andai a percuoterlo, e mi sembrò di colpirlo; e subito quell’enorme essere scomparve e con tutti i suoi demoni nel nome di Cristo. Un’altra volta, mentre digiunavo, quel subdolo tornò da me sotto l’aspetto di un eremita che portava l’immagine di un pane, e cominciò a darmi dei consigli dicendo: "Mangia, e abbandona queste fatiche. Tu sei uomo e ti indebolirai". Ma io capivo le sue astuzie. Mi alzai a pregare, ed egli non sopportando cedette, e uscì attraverso la porta come fumo. Quante volte nel deserto mi mostrò le immagini dell’oro, perché toccassi e vedessi! Io recitavo i salmi, e lui si dissolveva. Quante volte mi coprirono di colpi, ed io dicevo: "Nulla mi separerà dall’amore di Cristo". Essi allora si percuotevano a vicenda. Non ero però io a fermarli, ma il Signore che diceva: "Vedevo Satana cadere come una folgore". Io, o figli, ricordando il detto del santo Apostolo, ho trasferito a me queste cose, affinché nella mia persona voi impariate a non abbandonare gli esercizi spirituali, a non temere il diavolo né i demoni che manifestano la sua presenza.