Dizionario del Cristianesimo

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Teologia

Nella teologia  cristiana, un dono eccezionale e soprannaturale che può essere concesso da Dio  a un credente per il bene della Chiesa , come per esempio la visione, la profezia, il miracolo , la capacità di compiere guarigioni. Si chiama carisma anche la vocazione  particolare di un Ordine religioso.

Sociologia

Il pensiero sociologico ha ripreso l’idea teologica di carisma per spiegare l’influenza o l’autorità di certi capi, non soltanto religiosi ma anche politici e militari, la natura e le forme di certi tipi di dominio, le tecniche con cui istituzioni e associazioni costruiscono il carisma di un capo, ovvero la credenza nelle sue superiori facoltà. La credenza che un essere umano abbia un rapporto diretto con una divinità e sia capace di evocare i poteri soprannaturali di questa per recare vantaggio al suo popolo, si ritrova in tutte le epoche presso moltissime società, primitive e non. Specie nelle società pre-letterate, tale credenza era fonte di un’enorme influenza che veniva spesso sfruttata per ammassare ricchezze e potere. A questo tipo di influenza, sir James George Frazer (antropologo e storico scozzese, 1854-1941) attribuiva l’origine della figura e del ruolo del re. Nel processo evolutivo che vede il re succedere al mago, al sacerdote e al dio umano incarnato si può intravedere un primo rudimentale esempio di quella che verrà chiamata da Max Weber (sociologo, economista, 1864-1920) la trasformazione del carisma in pratica quotidiana, cioè in prassi istituzionale.

  • L’importazione del concetto di carisma nelle scienze sociali contemporanee si deve a Max Weber, che analizza il dominio carismatico come uno dei tre tipi “puri” del dominio. I punti essenziali dell’analisi weberiana del carisma sono:

    a) il tipo di dominio carismatico non si fonda sulla preesistenza di una credenza nel carisma di un individuo, ma deriva piuttosto dalla pretesa di legittimare un dominio mediante il richiamo al carisma di un individuo o gruppo dominatore che questo stesso avanza;
    b) il riconoscimento da parte dei dominati delle facoltà che si compendiano nel carisma è essenziale per stabilire la validità del carisma, e con essa l’influenza del capo o gruppo carismatico da cui deriva in ultimo il dominio;
    c) le credenze carismatiche si usurano e devono essere periodicamente ripristinate e rafforzate da qualche prova o dimostrazione che il soggetto a suo tempo investito dal carisma ne è tuttora il portatore;
    d) le comunità aventi origine dall’adesione a un capo carismatico sono inizialmente del tutto prive di regole e di organizzazione e si presentano prevalentemente come gruppi spontanei di seguaci;
    e) il dominio carismatico riveste carattere del tutto straordinario, ed è perciò in sè assai labile. Il suo esercizio fa tuttavia sorgere, sia tra i dominatori sia tra i dominati, interessi materiali e ideali che spingono in direzione di una durevole stabilizzazione del carisma. Ciò avviene mediante la trasformazione del carisma in pratica quotidiana, consistente nel trasferire la carica carismatica inizialmente posseduta da un singolo individuo o da un ristrettissimo gruppo come attributo strettamente personale, ad altri individui che succedono ai primi secondo procedure iterabili, a gruppi istituzionali, a organizzazioni, ad associazioni con una forte componente razionale-legale.

Con l’analisi di Weber, il concetto di carisma ha lasciato il campo ristretto della sociologia della religione per entrare nel pieno della sociologia politica. Diversi studi sulla figura, le origini, la prassi politica e ideologica, la costruzione sistematica della propria immagine di molti capi carismatici del XX secolo sono stati condotti utilizzando e sviluppando le fertili ipotesi di Weber.                                                                                                                                                                                                                                     
L’interpretazione weberiana delle funzioni socioculturali del carisma è stata criticata perché non distingue tra differenti tipi di capo, ovvero di leadership, ciascuno dei quali può avere o pretendere una legittimazione carismatica. In astratto, un capo politico, militare, ideologico o religioso può essere un innovatore, che contribuisce a trasformare in senso progressivo l’ordine sociale; un conservatore, che conferma i seguaci nella validità dell’ordine esistente; oppure un difensore, che offre ai seguaci sicurezza e scampo dinanzi a una minaccia. Con il declino dell’influenza e del potere secolari della religione i capi carismatici contemporanei non pretendono più di fondare la legittimità del loro dominio su un rapporto privilegiato con una divinità o su facoltà straordinarie loro attribuite da questa.
Il luogo dell’investitura divina è preso dal richiamo a elementi quali i miti dell’identità nazionale e della rivoluzione, il recupero della tradizione locale in funzione liberatrice e progressista, la costruzione di un nuovo modello di società. Nell’insieme, un’osservazione laica e razionale delle componenti carismatiche dei sistemi politici contemporanei non può che portare a confermare l’antica associazione tra carisma e assolutismo o totalitarismo.