Dizionario del Cristianesimo

A B C D E F G I L M N O P Q R S T V

Dal latino tardo infallibilis, che non può errare. Secondo la teologia  cattolica, è la proprietà di determinati atti del Magistero ecclesiastico consistenti nel proporre in modo sicuro e definitivo un giudizio di verità concernente la divina rivelazione. Propriamente parlando, solo Dio  è infallibile. Il Magistero, in determinati atti, gode di un’infallibilità partecipata, per cui propone con sicurezza la verità. L’infallibilità non significa che il Magistero esprima la verità rivelata con il massimo di esattezza e di precisione o che possegga della medesima verità una comprensione esaustiva, non ulteriormente perfezionabile. I pronunciamenti del Magistero infallibile sono da un lato irreformabili, nel senso che non potrà mai essere vera una proposizione a essi contraria o contraddittoria. D’altro lato, le affermazioni del Magistero sono soggette alla finitezza di tutti gli enunciati umani e alla storicità della conoscenza umana. L’infallibilità proviene dall’assistenza divina che preserva il Magistero dall’errore nel proporre, custodire, interpretare e difendere la divina rivelazione. Depositario dell’infallibilità è il papa  quando parla ex cathedra o solennemente: quando cioè, quale pastore e dottore supremo di tutti i fedeli, intende definire una dottrina riguardante la fede  e la morale che debba essere osservata da tutta quanta la Chiesa . Ciò è stato definito dal Concilio Vaticano  I nella costituzione Pastor aeternus (1870), e confermato dal Concilio Vaticano II nella costituzione Lumen gentium (1964, n. 25). Depositari dell’infallibilità sono inoltre i vescovi, in unione con il papa, in quanto costituiscono la Chiesa docente. L’oggetto dell’infallibilità viene espresso con i termini “materia di fede e di morale” (Concili Vaticani I e II). Il Concilio Vaticano II afferma che l’infallibilità del Magistero “si estende tanto quanto il deposito della divina rivelazione, che dev’essere gelosamente custodito e fedelemente esposto” (Lumen gentium, n. 25). La teologia distingue solitamente fra oggetto primario e oggetto secondario. L’oggetto primario abbraccia tutte le verità di fede e di morale contenute formalmente nella divina rivelazione. L’oggetto secondario comprende fatti e dottrine in sé non rivelati, ma così strettamente collegati a quelli che costituiscono l’oggetto primario, che la loro infallibile esposizione si rende necessaria per mantenere intatto e preservare da errori il deposito della rivelazione. Nell’ambito della teologia cattolica, l’infallibilità del Magistero è stata messa in discussione nel corso degli anni ‘70 del Novecento da Hans Küng.