Dizionario del Cristianesimo

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Ebraismo

Alla parola moderna peccato l’ebraico antico fa corrispondere molte parole diverse. Le parole più comuni per peccato sono tre: het’pesha’ ‘awonHet’ indicava una mancanza nel compiere un dovere, mancanza che si risolve in un’offesa verso qualche altro. L’offeso può essere l’uomo (Gen 31, 36) come Dio (1Sam 2, 25). Pesha’ ha soprattutto il valore di “violazione” riferito a patto o accordo (1Re 12, 19; 2Re 1, 1). Il termine ‘awon è quello che ha il significato più vasto e meno definibile. La radice indica qualcosa di sbagliato. Indica genericamente la disonestà umana avvertita come fatto diffuso e comune. Il più antico episodio di peccato che ci narra la Bibbia  è quello di Adamo ed Eva nel paradiso terrestre (Gen 3), che la tradizione rabbinica interpreta non come causa della tendenza umana verso il male, che è la comune interpretazione cristiana, ma solo come primo peccato. Questo ha avuto per l’umanità conseguenze che possono essere dette storiche, ma non ha influito sulla natura dell’uomo. Durante il Secondo Tempio (520 a.C.-70 d.C.) sorsero all’interno del giudaismo movimenti che si caratterizzarono per una loro particolare concezione del peccato. Intorno al IV secolo a.C. il Libro dei Vigilanti (Enoc Etiopico 1-37) vedeva la causa del peccato degli uomini nelle conseguenze di una prima trasgressione angelica degli ordini di Dio ; il peccato dell’uomo fu considerato in questo quadro una conseguenza del peccato angelico e perciò non pienamente colpevole (Enoc Etiopico 10, 8). Nell’essenismo si affermò l’idea che la natura umana avesse in sé qualcosa di negativo: l’uomo è una “struttura di peccato (het’)” (Hodayot 1, 24). Nel Quarto Libro di Ezra questa inclinazione al male è chiamata cor malignum secondo la traduzione latina che l’ha conservato. Esso corrisponde all’ebraico yeser hara’, che nel giudaismo rabbinico (a partire dal 70 d.C. ca.) indica la tendenza al male; ma la valenza del concetto presso i rabbini fu neutra e non negativa. Lo yeser hara’ (Genesi Rabba 10, 7) è essenziale per l’uomo: senza di esso l’uomo non riceverebbe la spinta a costruirsi una casa, sposarsi, avere dei figli, lavorare per guadagnare, che è fondamentale perché esista la vita. Se non ci fosse lo yeser hara’ il mondo intero crollerebbe.

Cristianesimo

Nell’accezione cristiana il peccato designa l’agire contro la volontà di Dio (concezione religiosa) e si distingue, senza escluderle, dalle altre due concezioni, quella del peccato come trasgressione di una legge impersonale o di un ordine superiore inflessibile (concezione morale) o come realtà malefica che, suscitata dalla trasgressione anche involontaria dell’uomo, produce effetti nefasti ed esige di essere neutralizzata ed espulsa mediante riti di purificazione (concezione oggettiva o magica). La stessa Bibbia contempla nelle sue tradizioni più arcaiche il peccato involontario, ma giunge progressivamente a configurare il peccato come libera violazione dell’alleanza tra Dio e l’uomo. Questa violazione non comporta soltanto una distorsione e una rottura del rapporto con Dio, ma pregiudica pure il rapporto con gli altri uomini, con se stessi e con la natura (quadruplice dimensione del peccato).