Dizionario del Cristianesimo

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Con il termine setta (dal latino secta, da sequor, seguo) generalmente s’intende ogni gruppo avente una peculiare e propria visione del mondo, contrapposta a quella della maggioranza. A causa dell’implicito giudizio negativo che il termine sembra suggerire, almeno nella nostra cultura, molti autori preferiscono parlare di nuovi movimenti religiosi (NMR), ma tale definizione risulta appropriata solo per le setta del mondo contemporaneo. Nell’antichità classica si designavano o si autodesignavano setta sia dottrine filosofiche e/o politiche, sia i loro seguaci, costituiti in scuole o gruppi. Il termine era privo di connotazione negativa. La distinzione dai gruppi ereticali (per esempio, gnostici) avveniva con altri termini (eresiascisma  contrapposti a grande Chiesa  o Chiesa cattolica) per cui l’odierna designazione di tali aggregazioni con la qualifica di setta, seppur legittima quanto al contenuto, fa propria un’accezione posteriore del termine. Nel clima di cristianesimo  trionfante, dal IV secolo in avanti emerse l’accezione negativa: setta servì a indicare tutti i gruppi particolari in contraddizione con l’ortodossia e/o con la prassi della Chiesa. Con la preminenza di tale criterio, le opposte professioni di fede  assunsero un ruolo centrale per la comprensione delle sette, mentre gli ordinamenti dei gruppi, le loro scelte politiche ed economiche, lo statuto delle loro associazioni furono degradati a materia secondaria, posta al servizio della principale contesa, che verteva sul criterio di verità contrapposto all’errore. In base a tale criterio le sette vennero qualificate nel mondo bizantino (arianiapollinaristinestoriani, vari gruppi all’interno dei monofisitimonotelitipaulicianibogomili) e nel mondo latino. Nel Medioevo, sia gruppi ereticali (catari), sia movimenti di dissenso a sfondo religioso (valdesiumiliatibeghinifraticelli) o anarchico (libero spirito) o religioso-nazionalista (lollardihussitiutraquisti), malgrado la pluralità di motivazioni alternative, vennero compresi nel concetto di setta con polemico riferimento alla unità, permanenza, stabilità e universalità dell’ortodossia cattolica, contrapposto al loro variare e al loro frazionamento. L’avvento della Riforma  ampliò in triplice direzione l’uso del concetto di setta: una prima utilizzazione da parte della Chiesa cattolica designò le comunità riformate e tale valutazione sostanzialmente rimase fino all’attuale accettazione dell’ecumenismo ; una seconda, meno diffusa, scoppiò all’interno delle tre forme classiche del protestantesimo  (luteranesimoprotestantesimo riformato o calvinistaanglicanesimo) che rivendicavano a sé la denominazione di Chiesa e applicavano agli altri la denominazione di setta; una terza nei confronti delle scissioni all’interno delle Chiese riformate, sviluppatisi soprattutto negli Stati Uniti: battezzatori (anabattistibattisti ecc.), revivalisti (quaccherimetodistiesercito della salvezzairvingianidarbysti ecc.) escatologisti (neo-apostoliciavventistiavventistidel settimo giorno ecc.).

Discorso analogo a quello fatto per il mondo cristiano deve essere svolto per i fenomeni “settari” in altre religioni dell’età antica e contemporanea: ebraismo (fariseisadduceiessenimembri di Qumranzeloti), islam (ismailiticarmatiassassinidrusi), buddhismo (MilaraspaSukyoMahikari) ecc. L’analisi delle sette dal punto di vista contenutistico non può tuttavia esaurirsi nel fatto religioso: il fenomeno si ripresenta nella vita politica, ove i gruppi dissidenti (società segrete), costretti dal potere egemone o indotti dalla propria ideologia, mutuano dalla prassi delle sette i loro caratteri distintivi.