Dizionario del Cristianesimo

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Si indica genericamente con il termine credo (dalla parola iniziale della formula attestante la piena e cosciente adesione del credente a un determinato enunciato dottrinale) la professione di fede  nelle principali verità rivelate della religione cristiana, più correttamente designata con il nome di Religione cristiana. Fra di essi, tre rivestono particolare autorità e importanza storica e teologica: il Simbolo  degli apostoli , il più antico, il Simbolo niceno-costantinopolitano e il Simbolo atanasiano. Il Simbolo degli apostoli (Symbolum apostolicum) è un antichissimo compendio della fede cristiana: nell’antichità e nel Medioevo la sua formulazione venne attribuita agli apostoli stessi. La formula definitiva (textus receptus), composta di dodici articoli, è presente in san Cesario di Arles e nei libri liturgici galloromani e risale quindi all’inizio del VI secolo; tuttavia, l’espressione Symbolum apostolicum, il suo contenuto e un certo legame con gli apostoli sono attestati già nel IV secolo da sant’Ambrogio (Explanatio Symboli) e da Rufino. Accettati per tutto il Medioevo, la convenzionale certezza fornita da tali dati fu però messa in dubbio quando, nel corso del Concilio  di Ferrara-Firenze (1438-39), gli occidentali che argomentavano dal Simbolo apostolico per trattare l’unione della Chiesa  cattolica romana con la Chiesa greca appresero da Marco Eugenico, arcivescovo di Efeso, che le cristianità orientali non avevano mai utilizzato tale formula, non riconoscendone perciò la validità. Tale negazione sollevò interrogativi teologici che divennero più acuti allorché, partendo da quel dato, Lorenzo Valla (umanista e filologo, 1405/7-57) contestò, con argomenti storico-filologici, l’origine apostolica del Simbolo. Iniziò così una nutrita serie di indagini che solo in età moderna ha raggiunto risultati definitivi. Accertato che il textus receptus non risale all’età apostolica, gli studi critici posteriori furono in grado di stabilire la forma antiquior della professione di fede originaria, fonte di tutti i simboli occidentali, risalente al II secolo, cercando quindi di ricostruire le tappe attraverso le quali il Simbolo si sviluppò e si modificò. Si fu così in grado di dimostrare che, per quanto la “formula” attuale non possa essere datata all’epoca degli apostoli, le “affermazioni centrali” del Simbolo ne riflettono effettivamente l’insegnamento. Di fronte all’importanza attribuita ai Simboli per l’unità della fede, ci si può chiedere se la pluralità di formule (ossia i diversi Simboli) non costituisca un controsenso. L’analisi comparata delle diverse professioni di fede a noi pervenute ha notato somiglianza di termini e concordanza di contenuti, oltre a un substrato comune. Tuttavia il successo, almeno in Occidente, del Simbolo detto “degli apostoli” è l’indice che finì per prevalere il bisogno di unità, non solo nel contenuto, ma anche nella formulazione. Gli studi recenti offrono inoltre preziose indicazioni sul rapporto che intercorse tra attività catechetica ed enunciazione del credo; i vari Simboli prima, la forma antiquior del Symbolum apostolicum poi, furono infatti la base e il punto d’arrivo della catechesi , in cui essi esercitarono la funzione di realizzazione viva e attuale della tradizione  orale della Chiesa.