Dizionario del Cristianesimo

A B C D E F G I L M N O P Q R S T V

Definizione

Dal latino cum e calare, convocare, chiamare.

Storia romana

Nome di qualunque assemblea, per lo più a scopo religioso. Nell’antica Roma indicava spesso le assemblee popolari, specialmente le assemblee plebee (concilia plebis); in età imperiale si riferiva a ogni assemblea provinciale dell’Impero romano, detta in latino concilium o commune, in greco koinòn. Derivate dalle province greco-orientali, tali assemblee ebbero una funzione dapprima religiosa, in seguito anche politica (potevano esprimere pareri sul governo della provincia). Formate dai delegati delle città o dei popoli costituiti in civitates, erano guidate dal sacerdote della provincia addetto al culto imperiale, sacerdos o flamen provinciae (greco archierèus). I concilia o koinà (in genere uno per provincia) si riunivano di regola nel capoluogo della provincia o nel centro religioso.

Diritto canonico

Il concilio è un’assemblea di vescovi riuniti per deliberare intorno a materie ecclesiastiche. I concili possono essere provinciali, plenari ed ecumenici, secondo che vi siano chiamati i vescovi di una sola provincia ecclesiastica o di parecchie o di tutto il mondo. Del concilio ecumenico fanno parte di pieno diritto tutti e soltanto coloro che hanno validamente ricevuto la consacrazione episcopale, ma possono esservi convocati pure altri dignitari ecclesiastici o consulenti anche laici con le funzioni e i poteri determinati nell’atto di convocazione. Nessuno può allontanarsi dal concilio, fare nuove proposte, mutare l’ordine delle materie, senza il consenso di chi lo presiede. Il concilio ecumenico deve essere convocato dal pontefice e presieduto da lui o da un suo rappresentante. Il concilio plenario, comprendente gli ordinari di più province ecclesiastiche, facenti parte della stessa conferenza episcopale, può essere riunito soltanto con il consenso del sommo pontefice; di esso fanno parte, oltre ai vescovi residenziali anche gli altri vescovi aventi qualche funzione nell’ambito del territorio di cui trattasi, nonché, se convocati, anche quelli in esso semplicemente residenti. Alla conferenza episcopale compete convocare il concilio, determinarne la sede e l’ordine del giorno, e nominarne, nel suo seno, il presidente, con il consenso della Santa Sede. Le deliberazioni di questi concili diventano obbligatorie dopo l’approvazione della Santa Sede e sono valide per tutto il territorio a cui il concilio si riferisce, sempre che non contrastino con il diritto canonico comune. Al concilio provinciale partecipano, con eguali modalità, gli stessi che fanno parte del concilio plenario, purché compresi nell’ambito territoriale della provincia ecclesiastica. I compiti spettanti nei concili plenari alla conferenza episcopale vengono esercitati in quelli provinciali dal metropolita con il consenso della maggioranza dei vescovi suffraganei; lo stesso metropolita ne è presidente di pieno diritto e ne promulga i decreti. Le deliberazioni diventano obbligatorie con le stesse modalità e negli stessi limiti di quelle dei concilio plenari.

Storia della Chiesa

Quale prototipo delle assemblee conciliari viene additato il Concilio degli apostoli  avvenuto a Gerusalemme nell’anno 50 d.C., descritto nel capitolo 15 del libro degli Atti . Fin dal II secolo d.C. si ha notizia di assemblee di vescovi allo scopo di dirimere controversie dottrinali e di promuovere la pratica della vita cristiana; in Oriente tali adunanze venivano chiamate con il termine synodos, in Occidente già Tertulliano adopera la parola concilia. Ma di fronte all’importanza di tali concili provinciali o regionali, che rimasero un fatto costante della Chiesa , un significato ben maggiore doveva rivestire un concilio ecumenico. L’eresia  di Ario  indusse Costantino a convocare a Nicea, nel 325, il primo concilio ecumenico della storia, presieduto dall’esterno dall’imperatore stesso. Nei cinque secoli seguenti si succedettero sette altri grandi concili promossi esternamente dagli imperatori di Bisanzio, i quali avendo tutti ottenuto l’approvazione del vescovo di Roma, acquistarono un riconoscimento universale nella Chiesa. Essi sono: il I Concilio di Costantinopoli (381) contro i macedoniani; il Concilio di Efeso (431) contro Nestorio e i negatori della maternità divina della Madonna; il Concilio di Calcedonia (451) contro i monofisiti; il II Concilio di Costantinopoli (553), contro successive manifestazioni di nestorianesimo; il III Concilio di Costantinopoli (680-681) contro il monotelismo; il II Concilio di Nicea (787) contro l’eresia degli iconoclasti; il IV Concilio di Costantinopoli (869-870) per la composizione dello scisma  di Fozio. A questi otto grandi concili dell’antichità, seguirono a Roma nel Medioevo quattro concili lateranensi, convocati rispettivamente negli anni 1123, 1139, 1179, 1215. In essi furono affrontati tutti i principali problemi della vita ecclesiastica e politica del Medioevo. A questi succedette il I Concilio di Lione (1245), dedicato principalmente alla lotta contro Federico II; un II Concilio di Lione (1274) affrontò il problema della riunione con il mondo greco. Il Concilio di Vienne (1311-12) sancì la soppressione dei templari e tentò di avviare le riforme ecclesiastiche. Il Concilio di Costanza (1414-18), convocato per la composizione dello scisma d’Occidente e la condanna dei movimenti ereticali di Wycliffe e Hus, fu travagliato dall’ideologia del conciliarismo che sosteneva la superiorità del concilio sul papa ; le medesime idee inquietarono il Concilio di Basilea-Ferrara-Firenze (1431-49). Il Concilio Lateranense V (1512-17) affrontò alcuni errori dottrinali e l’annoso problema della riforma della Chiesa. Il Concilio di Trento si protrasse con interruzioni per 18 anni (1545-63), affrontò tutti i problemi dottrinali e pratici messi innanzi dalla Riforma  protestante e sollecitati dalla situazione interna della Chiesa. Le sue prese di posizioni dottrinali e pratiche furono determinanti per la vita della Chiesa nei secoli seguenti ed esercitarono un influsso di prim’ordine sulla storia culturale e politica europea. Pio IX convocò il Concilio Vaticano  I (1869-70), al quale si prospettavano grossi problemi dottrinali e sociali; ma lo scoppio della guerra franco-prussiana e subito dopo la presa di Roma da parte del governo italiano imposero la sospensione dei lavori; erano però già state definite la dottrina cattolica su Dio  e la fede , e l’infallibilità del pontefice nella Chiesa. Nel dicembre del 1961 papa Giovanni XXIII indisse un nuovo concilio ecumenico, il Concilio Vaticano II (1962-65). Esso non soltanto accolse le più larghe e intense aspettative sul piano dottrinale e disciplinare, ma recò altresì un rilevante contributo alla fisionomia giuridica della massima assise della Chiesa cattolica.